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« Stavo pensando: non trovi incredibile quanto questa situazione sia un dèja-vu con un opportuno cambio di location? » Corinne Earnshaw. Ventiquattro anni di gioie e disagi alle spalle. Spirito guida: opossum. Come mai proprio l'opossum, dite? Beh, perché entrambi hanno la propensione a fingersi morti in situazioni di pericolo per scampare al suddetto, ovviamente! Dicevamo: Corinne Earnshaw, ventiquattro anni, con un opossum come spirito guida assegnatole da un antico sciamano azteco durante una crisi esistenziale dovuta allo studio, sollevò lo sguardo - uno sguardo piuttosto provato, per la verità - alla ricerca di quello dell'ormai secolare amico - ed accompagnando il tutto con un ampio gesto della mano. Sul tavolo davanti a lei, una serie infinita di scartoffie e schemi; nei suoi occhi, la disperazione di chi su quegli stessi schemi ci ha passato almeno qualche ora, senza per questo riuscire a venirne a capo. « Voglio dire: sì che non siamo più in Sala Comune, sì che non mi stai rianimando dalla mia ansia da G.U.F.O. con dei cioccocalderoni, però è sempre la stessa storia, bene o male. » Arricciò appena il naso mentre si lasciava sfuggire uno sbuffo divertito. « Alla fine siamo sempre noi due, eternamente sommersi di scartoffie, delle quali, per inciso, cambia soltanto il contenuto ed il livello di difficoltà. » Abbassò nuovamente lo sguardo sulla pergamena che aveva ancora in mano. Il caso Connery. Perché chiaramente Robert Noble e Corinne Earnshaw erano proprio i tipi di persone da portarsi il lavoro a casa. Per inciso, e questo lo sospettava anche la nostra bionda, questa tendenza era più sua che non dell'amico, ma come si dice "chi va con lo zoppo impara a zoppicare", ed alla fine aveva fatto in modo da corrompere anche il moro. E lei, tutto ciò, lo trovava piuttosto confortante. No, non la corruzione. Più il fatto che, nonostante nelle loro reciproche vite si fossero avvicendate davvero tantissime persone, loro fossero rimasti un po' il porto sicuro l'uno dell'altra. Non che la giovane Earnshaw fosse in qualche maniera incline al cinismo in sé e per sé, ma sapeva comunque che un legame come il loro fosse cosa rara. Dopotutto, quanta gente si era avvicendata nelle loro reciproche vite? Troppa, davvero troppa. « Hai ordinato a domicilio, vero? Cinese? » E no, non stava improvvisamente dimostrando doti di veggente, semplicemente l'aveva sentito ordinare al telefono. E, a giudicare dal numero di volte che Rob si era dovuto ripetere, e dalla sottile nota di irritazione che si era fatta spazio nella voce del moro alla quarta, doveva aver chiamato il signor Xiu.
Bonus del signor Xiu? Fare il riso alla cantonese più buono del quartiere. Uno spettacolo. Malus? Essere duro d'orecchi. O, in alternativa, tenere il telefono da qualche parte nelle camere di massima sicurezza della Gringott, a giudicare dal livello di ricezione. « Comunque mi sa che a stomaco vuoto non concludiamo nulla. Ti vedo, sai, che batti il piedino dalla fame, Noble. » Sbuffò ancora una risata divertita, arrendendosi all'evidenza: un Robert Noble affamato era un Robert Noble nervoso. Un Robert nervoso era anche un Robert poco produttivo. « Direi che il signor Connery possa aspettare. » Anche perché dubito fortemente che un nostro eventuale digiuno possa in qualche maniera riportarlo in vita. no?
Venti minuti dopo si erano spostati sul divano. Avevano deciso di lasciare intonso il tavolo da pranzo, quello dove avevano sparso tutta la documentazione relativa alle indagini, ed avevano optato per una sobria cena al tavolino da caffè. Risultato? A quello stesso tavolino, a fine pasto, ci sarebbe sicuramente voluto un buon tergeo. Però entrambi erano decisamente d'umore migliore, più pieni ed altrettanto allegri, forse in più di un senso, visto il paio di birre che avevano accompagnato il pasto. Come loro solito, nonostante avessero parlato praticamente tutto il tempo, non si poteva isolare un argomento rispetto ad un altro. Potevano anche aver cominciato discorrendo di lavoro, poi erano finiti a discutere di musica, ed alla fine il discorso era naturalmente caduto sul passato. Normalissimo, se si considerava da quanti anni si conoscevano. In quel preciso momento, ad esempio, Corinne aveva appena finito di mandare giù un sorso di birra, ingerito per evitare di strozzarsi con l'involtino primavera di fronte all'imitazione di Robert della boria di una vecchia fiamma della bionda. « Ogni volta che ripenso allo psicodramma che è stata la storia con Leon, te lo giuro - te lo giuro, Rob! - mi chiedo se in realtà non mi drogassi. Cioè, sono successe cose totalmente senza senso. » Si schiarì appena la voce, camuffandola poi in una scadente, e fastidiosa, imitazione di quella di Fred. « "Bacio te, ma amo lei, no scusa amo te, no scusa non sei tu sono io, no adesso è anche mio fratello, però ti amo, però no, però sì, però no.... " » Scosse appena la testa, come a sottolineare bonariamente la propria perplessità. Si vede proprio che fossimo quindicenni comunque. « Sì perché poi a quanto pare piacevo anche a suo fratello, non c'ho capito niente lì per lì.» Era tornata alla propria voce originaria, ma faticava ancora a non ridere. « Che poi, oggettivamente, ero la ragazzina-disagio. Ma perché?! Cioè, la tua vita sociale aveva senso: il fascino della spilla, il fatto che tu comunque sia sempre stato più estroverso di me, sempre stato molto alla mano... ma io ero letteralmente la ragazzina che sussurrava alle rune. Daiii. » Rise, scuotendo la testa. « E poi ovviamente eri parte della soap opera Leon anche tu, tra la questione di Autumn ed il fatto che secondo quell'altro io non dovessi assolutamente avere amici maschi. Ma io veramente. Je sais pas. » E, detto questo, come a ripassare la palla al centro, diede un morso ad un altro involtino primavera.
Edited by WeepingWillow† - 11/1/2022, 20:55
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